Università popolare: "lode dell'imparare" e doveri dei cittadini.

10.02.2013 16:09

 

 

 

L’Università è un ente di diritto pubblico o privato che opera nel campo dell’istruzione, della ricerca e delle attività culturali. Le leggi finanziarie, che hanno sfruttato le risorse stanziate per scuole e università per trarne vantaggi a proprio favore, stanno largamente contribuendo alla distruzione del sistema di formazione italiano, riducendo il paese a spendere solamente il 9% della spesa pubblica, rispetto ad un 13% utilizzato dai paesi industrializzati. Oggi il diritto allo studio è messo fortemente in discussione dall’aumento delle tasse, non badando all’essenzialità dello studio e della ricerca.                                                                                                                                      Si assiste sempre più impotenti agli aumenti delle risorse per gli enti privati a discapito di quelli pubblici, alla scarsa qualità della formazione e del numero delle persone laureate. Forse sono proprio questi tagli e questa “demolizione” della concezione di cultura che ognuno di noi ha, a spingere sempre più persone a creare ed a prendere parte alle così dette “università popolari”: si tratta di istituzioni che si propongono come associazioni sociali o di volontariato non a scopo di lucro.                                                                                                                                                     Il termine “popolare” designa proprio la volontà di far avvicinare alla cultura tutti i ceti sociali, specialmente quelli più emarginati. L’idea di base è quella di promuovere e di diffondere l’istruzione tramite discussioni, dibattiti, libri e conferenze. Questo è un metodo senz’altro più convenzionale e più realizzabile per tutti coloro che non hanno i benefici di prendere parte alle università delle “caste”. La peculiarità delle università popolari consiste proprio nel fatto che è possibile studiare un’ampia gamma di materie, dal latino all’inglese e al disegno, rivolte soprattutto alla popolazione più adulta. Proprio per questo motivo vengono definite anche “università della terza età”, o del tempo libero, o aperte. Oltre ai corsi, vengono organizzati viaggi, visite culturali, concerti e tutti quei tipi di attività culturali e sportive volti a promuovere la formazione individuale e l’inserimento sociale. In Italia iniziarono a diffondersi già dal 1900 ad opera del Partito Socialista e dei sindacati, ma crebbero con uguale rapidità in tutta Europa. Sono presenti anche nel nostro territorio calabrese, in particolar modo nel crotonese e nel reggino, e puntano ad educare gli adulti e ad incrementare il diritto al lavoro sfruttando le proprie conoscenze e competenze.                  Queste università basano le loro attività sulla divulgazione del sapere e  risultano essere sicuramente “parallele” a  quelle statali.                                                                                                               Con il termine “università” si indica un’istituzione di alta cultura finalizzata alla didattica e alla ricerca, ma con una spesa relativa al 9% si viola uno dei diritti primari e fondamentali dell’uomo, quello relativo alla realizzazione di sé e all’inserimento socio-culturale.

 

Cristina La Torre